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Mr. Ripley (P. Highsmith)

«Farò la brava: aspetterò almeno un mese prima di acquistare gli ultimi due episodi della saga di Ripley.»


Questa non è una citazione dai romanzi di Patricia Highsmith, ma il buon proposito che mi sono imposta dopo la lettura ossessiva dei primi tre volumi della serie che l’autrice ha dedicato a Tom Ripley.

Spesso l’appeal che un romanzo ha su un lettore dipende da un numero imprecisato di variabili: dalla situazione emotiva corrente al periodo dell’anno, dal clima alle letture precedenti. Non sono quindi in grado di definire con certezza come mai la saga di Ripley mi abbia tenuta così inchiodata alle pagine, ma sono convinta che gran parte del merito vada al protagonista.

Tom Ripley è uno sciagurato? Certo. Ma è anche uno dei personaggi più affascinanti e complessi nei quali mi sia imbattuta. Geniale, determinato e “macho”, ma anche infantile, spaventato e dolcemente femminile. Un uomo capace di uccidere con scaltrezza e di scegliere un raffinato paio di pantaloni da regalare alla moglie. La sua sessualità è elegantemente ambigua, mai invadente ma senza dubbio determinante. I suoi gesti sono guidati da un’attenta pianificazione, anche se talvolta sembra soccombere a momenti di stizza e capriccio. Quasi sempre sostenuto da un inspiegabile ottimismo e accompagnato da una radiosa positività, Ripley ha ben chiaro in mente il proprio obiettivo e possiamo star certi che lo raggiungerà. È talmente rassicurante da diventare il punto di riferimento di tutti coloro che lo circondano. Anche quando non è lui il protagonista – come nel caso de L’amico americano – non rimane mai troppo in sottofondo, non può fare a meno di attirare l’attenzione su di sé.

Tom Ripley è uno di quei personaggi che vorresti poter incontrare.

Naturalmente grande merito va anche all’abilità narrativa dell’autrice: una prosa semplice, essenziale, ma sempre efficace. Una capacità di ideare trame non particolarmente complesse ma scaltre, che tengono inchiodati alla vicenda.

Non ho mai visto il film Il talento di Mr. Ripley e non so se lo guarderò: potrei rimanere delusa, tanto ho idealizzato quell’uomo. E poi – non giudicatemi – non mi piace Matt Damon…

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